L’attuale pandemia ha riportato alla ribalta un senso la cui importanza è stata spesso sottovalutata: l’olfatto.
Molti pazienti affetti da Covid-19 hanno come sintomo precoce (entro tre giorni prima dell’insorgenza degli altri sintomi) la perdita parziale o totale dell’olfatto (iposmia- anosmia) e/o del gusto (ipogeusia- ageusia) o variazioni della qualità della percezione chemiosensoriale (fantasmia-parosmia). La percentuale dei pazienti che sperimenta questi sintomi è considerevole e si assesta tra il 41-62% della totalità dei malati.

Le cause dei deficit olfattivi dovuti a covid-19 non sono state ancora comprese appieno ma sembra che esso agisca con meccanismi diversi, non necessariamente esclusivi. Si ipotizza che il virus attacchi l’epitelio olfattivo compromettendo le cellule di supporto, dotate dei recettori Ace-2 necessari per permettere l’aggancio della proteina Spike del virus, piuttosto che direttamente i neuroni olfattivi ed il bulbo olfattivo. Sono state ipotizzate anche infezioni virali dei periciti vascolari che hanno recettori Ace-2 e/o danno vascolare immuno-mediato sia nella mucosa olfattiva che nel bulbo olfattivo quali cause possibili di un danno a questo livello.

Le alterazioni olfattive e gustative tendono a rientrare più o meno velocemente una volta che il soggetto si è negativizzato ma per alcuni questi disturbi tendono a permanere anche per molti mesi.
La perdita dell’olfatto può indurre effetti di vasta portata in tutto il cervello, che portano a meccanismi compensatori da parte di altri sistemi sensoriali a causa della stretta interconnettività del sistema olfattivo con altre reti funzionali.10
Durante la stimolazione dell’odore vengono reclutate tre reti neurali che risultano coinvolte nella funzione olfattiva: una rete neurale di elaborazione sensoriale (comprende regioni come insula, talamo e corteccia piriforme), una rete neurale cerebellare e una rete neurale occipitale. Quindi il solo annusare, anche senza la presentazione di un odore, può attivare tutte queste regioni olfattive.
Ciò indica che i deficit olfattivi non si riflettono solo nei cambiamenti in specifiche aree olfattive, ma anche nel reclutamento delle reti occipitali e cerebellari e che la gravità dei deficit olfattivi è correlata alla misura in cui queste reti neurali vengono reclutate sia durante la stimolazione olfattiva che durante lo sniffing puro.8,9,10

Le alterazioni dell’olfatto e del gusto impattano in maniera importante anche sulla qualità della vita: l’incapacità di percepire gli odori genera disagio nei rapporti sociali perché non si è più in grado di controllare gli odori corporei sgradevoli, nelle attività domestiche non si è più in grado di percepire l’odore del cibo che sta bruciando o peggio quello del gas o valutare lo stato degli alimenti.
La perdita dell’olfatto inficia parzialmente anche il gusto e l’impossibilità di assaporare un buon cibo o un buon vino tende a far perdere l’appetito e ciò può determinare deficit alimentari o dimagrimento eccessivo.
E che dire dell’impatto psicologico di queste limitazioni? Se cronicizzate esse possono addirittura favorire l’insorgenza della depressione.

Esiste uno stretto legame tra olfatto ed esperienza emotiva.
Questa connessione è determinata dalla condivisione di substrati anatomici tra i sistemi olfattivi e i sistemi emozionali, in particolare il sistema limbico e la corteccia orbitofrontale . Gli input sensoriali olfattivi sono gli unici tra tutti gli stimoli dei cinque sensi, che vengono convogliati solo parzialmente nel talamo (che è deputato all’elaborazione cosciente degli stimoli sensoriali) e arrivano direttamente all’amigdala e all’ippocampo (che sono deputati all’elaborazione emotiva degli stimoli sensoriali). Gli odori quindi diventano stimoli molto potenti e diretti per evocare stati affettivi o situazioni emotivamente significative sia positive che negative. Una vita senza odori diventa una vita povera di emozioni.

Alla luce di queste riflessioni diventa chiaro quanto sia necessario intervenire precocemente con un trattamento riabilitativo che possa aiutare questi pazienti a recuperare il prima possibile una qualità di vita soddisfacente ed evitare la cronicizzazione delle disfunzioni olfattive.

La letteratura scientifica sull’argomento evidenzia l’efficacia del Training Olfattivo nel miglioramento di queste capacità sensoriali in pazienti post-virali:

  • aumento della funzione olfattiva (soglia, discriminazione, identificazione)1,2,3,4
  • aumento principalmente dell’identificazione olfattiva seguita dalla discriminazione 3,4,6
    • terapia estremamente facile e autonoma senza effetti collaterali significativi7
  • procedura sicura e particolarmente utile nei pazienti che iniziano entro 12 mesi dall’esordio del disturbo piuttosto che entro 24 mesi5
  • l’allenamento olfattivo a lungo termine (56 settimane) sembra essere associato a risultati migliori nei pazienti con perdita olfattiva post-infettiva rispetto a uno schema a breve termine (16 settimane)4 benchè quest’ultimo permetta comunque di mantenere i risultati fino a 56 settimane.4
  • Il proseguimento del training olfattivo di 36 settimane con quattro diversi odori dopo la 12a e 24a settimana ha prodotto risultati migliori in termini di discriminazione e identificazione degli odori rispetto all’utilizzo degli stessi quattro odori per le 36 settimane. Aumentare la durata del training e modificare gli odori aumenta la percentuale di successo di questa terapia.6
  • l’uso di odori a concentrazioni più elevate produce più miglioramento5
  • Un programma di allenamento olfattivo in pazienti anosmici a lungo termine può migliorare la sensibilità nel rilevare gli odori e contemporaneamente riorganizzare le tre reti neurali olfattive nella loro connettività funzionale, mentre la loro estensione spaziale risulta comunque essere uguale a quella di soggetti sani prima e dopo il trattamento.9,10

Il sistema olfattivo possiede la speciale capacità di essere attivato da un atto sensomotorio anche senza la presentazione di un odore.9,10
I pazienti anosmici sono in grado di attivare una rete funzionale correlata all’olfatto attraverso la componente sensomotoria della percezione dell’odore (l’annusare)
Il training olfattivo sfrutta questa capacità per stimolare sia la percezione olfattiva che l’integrazione delle reti funzionali olfattive.

In base agli studi scientifici è possibile elaborare un protocollo per la riabilitazione olfattiva che comprenda al suo interno sedute guidate dal terapeuta e un training olfattivo che dovrà essere svolto autonomamente dal paziente.
Nelle prime sedute il terapista valuterà la disfunzione olfattiva, mostrerà al paziente come eseguire il training olfattivo e proporrà degli esercizi specifici, alcuni dei quali potranno essere eseguiti a casa dal pz. A queste seguiranno sedute di follow- up  a cadenza bisettimanale o mensile o a seconda delle necessità individuali.

Il training olfattivo da svolgere autonomamente dal pz consisterà nell’annusare alcune essenze specifiche seguendo precisamente il protocollo indicato dal terapista.

Per quanto riguarda gli esercizi specifici proposti, alcuni avranno l’obiettivo di risvegliare la percezione olfattiva attraverso il recupero e la visualizzazione mentale di ricordi emotivamente significativi, collegati, nell’esperienza del pz, ad un’essenza specifica scelta dal terapista o dal paziente stesso. Tali esercizi sono basati  sulla memoria episodica, quella che riguarda i ricordi emozionali legati a determinati odori, anche se di solito, più che di ricordi specifici si tratta di un particolare mood associato a sensazioni piacevoli, di benessere emotivo o affettivo per il pz.
Altri esercizi  utilizzeranno la respirazione consapevole per permettere al pz di raggiungere un certo grado di rilassamento e di focalizzare l’attenzione sulle percezioni a livello delle narici, come la sensazione dell’aria che entra ed esce, alla sua temperatura etc come preparazione per i successivi esercizi, di percezione odorosa delle essenze, propri del training olfattivo.
Completeranno il programma alcuni esercizi di mobilizzazione articolare e rilasciamento miofasciale della zona della colonna cervico-dorsale, del torace e dell’articolazione temporo-mandibolare e del viso.

E’ consigliabile iniziare la riabilitazione olfattiva entro 12 mesi dall’esordio del disturbo piuttosto che entro 24 mesi. La durata del trattamento può variare da un minimo di 8 settimane a 12/16/18/24/36/56 settimane in base alla gravità del disturbo e al recupero del pz.
La riabilitazione olfattiva è una riabilitazione lunga e risulta impegnativa sia per i pazienti che per il terapista. L’efficacia può non essere subito evidente o i risultati inferiori a quelli previsti  e ci vuole un alto grado di disciplina per seguire il protocollo standard del training olfattivo. Per facilitare l’aderenza del pz è importante consigliare di tenere un diario quotidiano per monitorare anche i minimi cambiamenti ed avvalersi di supporti tecnologici che stimolino il coinvolgimento del pz nel trattamento come ad esempio, una app che notifichi gli orari del training olfattivo, utilizzi un timer per ogni essenza da annusare e permetta di segnare e conservare i dati sulla pratica del training stesso.

Per informazioni sulla riabilitazione olfattiva contattare:
RIABILITAZIONE OLFATTO
Dott.ssa Silvia Raneri – tel. 3382924840
https://www.facebook.com/riabilitazioneolfatto

BIBLIOGRAFIA

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    Thomas Hummel , Karo Rissom, Jens Reden, Aantje Hähner, Mark Weidenbecher, Karl-Bernd Hüttenbrink
  2. Use of olfactory training in post-traumatic and postinfectious olfactory dysfunction-Iordanis Konstantinidis , Evangelia Tsakiropoulou, Paschalia Bekiaridou, Chrysa Kazantzidou, Jannis Constantinidis
  1. Long term effects of olfactory training in patients with post-infectious olfactory loss-I Konstantinidis , E Tsakiropoulou , J Constantinidis
  1. Olfactory training is helpful in postinfectious olfactory loss: a randomized, controlled, multicenter study-Michael Damm , Louisa K Pikart, Heike Reimann, Silke Burkert, Önder Göktas, Boris Haxel, Sabine Frey, Ioannis Charalampakis, Achim Beule, Berthold Renner, Thomas Hummel, Karl-Bernd Hüttenbrink
  1. Modified olfactory training in patients with postinfectious olfactory loss-Aytug Altundag , Melih Cayonu , Gurkan Kayabasoglu , Murat Salihoglu , Hakan Tekeli , Omer Saglam , Thomas Hummel
  1. The evidence for olfactory training in treating patients with olfactory loss-Zara M Patel
  1. Severity of olfactory deficits is reflected in functional brain networks-An fMRI study-Johanna L Reichert , Elbrich M Postma , Paul A M Smeets , Wilbert M Boek , Kees de Graaf , Veronika Schöpf , Sanne Boesveldt
  1. Olfactory training induces changes in regional functional connectivity in patients with long-term smell loss- K Kollndorfer , F Ph S Fischmeister , K Kowalczyk , E Hoche , C A Mueller , S Trattnig , V Schöpf
  2. Effects of chronic peripheral olfactory loss on functional brain networks-K Kollndorfer 1, A Jakab 2, C A Mueller 3, S Trattnig 4, V Schöpf
  3. Smell and taste disorders in COVID-19: From pathogenesis to clinical features and outcomes AndreaMastrangelo MatteoBonato PaolaCinque
  4. Olfactory Training – Martin Kronenbuerger; Manfred Pilgramm
  5. Flavor education and training in olfactory dysfunction: a pilot studyGerold Besser,Michaela M. Oswald, David T. Liu, Bertold Renner, and Christian A. Mueller